lunedì 16 gennaio 2012

Perché io non sono Samuel Adams.





La risposta, curiosamente, non è "Perché sei Wellington - L'antieroe", ma si può trovare in un libro che sto leggendo.*

Da giovane a Boston Samuel Adams, oggi ricordato soprattutto per la birra
^, coltivava un sogno: Che un giorno le Colonie britanniche in Nord America sarebbero state una nazione indipendente governata secondo i principi democratici descritti nelle opere di John Locke, del quale era un sincero e appassionato ammiratore.

Adams si mise a scrivere articoli e libelli nei quali dava voce alle sue idee ed opinioni, era un ottimo scrittore e i giornali pubblicavano volentieri i suoi scritti che ricevettero una certa attenzione, ma per quanto riguardava la rivoluzione indipendentista, per dirla in termini plebei, nessuno lo cagava di striscio. Non che quello che scrivesse non fosse giusto o sensato, era semplicemente che, per quanto i Coloni avessero delle lamentele nei confronti della madrepatria, le rimanevano molto affezionati. Politicamente parlando quindi, malgrado tutti i suoi sforzi, Adams non cavava un ragno dal buco. La causa alla quale si era dedicato anima e corpo, al punto da trascurare fino a mandare in fallimento la distilleria lasciatagli dal padre, sembrava aver imboccato un vicolo cieco, cosa che lo fece precipitare in una profonda depressione.

Da qualche parte laggiù Samuel Adams deve aver capito come vanno le cose nel mondo, perché uscito dalla depressione cambiò completamente i suoi metodi. L'occasione si presentò con lo Stamp Act, una legge inglese che in pratica istituiva l'uso delle marche da bollo su qualunque documento che ambisse ad essere considerato legale. In pratica una tassa sotto mentite spoglie che nelle Colonie fu accolta con l'usuale contenuto malumore. Ma non da Adams, il quale iniziò a scrivere articoli al vetriolo sullo Stamp Act, trattandolo come se fosse l'annunciarsi dell'apocalisse. Quando gli articoli attirarono l'attenzione che sperava, i suoi metodi si fecero ancora più militanti. Fondò un'associazione composta in larga parte da rissosi uomini delle classi lavoratrici chiamata Sons of Liberty che si dedicò a portare in piazza la protesta con toni il più rumorosi possibile e in seguito passò al vero e proprio squadrismo intimorendo e in almeno un caso devastando le proprietà dei negozianti che vendevano le marche da bollo.

Alla fine Adams vinse: lo Stamp Act fu revocato, ma presto sostituito da nuove tasse sotto copertura, che Adams contrastò con metodi sempre più aggressivi e sul filo della legge. Le attività dei Sons of Liberty resero nervosa la Gran Bretagna che reagì come spesso fanno i governi, con pretese di lesa maestà, e inviò soldati a Boston. Adams organizzò immediatamente un boicottaggio dei militari, facendoli sentire circondati da gente ostile e a tutti gli effetti in territorio nemico e poi solleticò il loro senso di insicurezza con vari atti provocatori che alla fine sfociarono, quando un plotone di giubbe rosse aprì il fuoco contro una folla che li insultava e gli tirava pietre e gusci d'ostrica, nel famoso Massacro di Boston.

La tensione iniziò a diffondersi oltre Boston, nel resto delle Colonie, e quando il Parlamento Inglese varò il Tea Act, una legge che imponeva un monopolio commerciale con per giunta ancora un'altra tassa nascosta al suo interno, i Sons of Liberty organizzarono il Boston Tea Party e il resto è storia.

La storia di Samuel Adams porta a due considerazioni interessanti, una di carattere storico e l'altra di carattere politico.

Storicamente vale la pena di notare che malgrado le voci che corrono di questi tempi le alte tasse non furono affatto la causa della Guerra di Indipendenza Americana. Secondo lo storico economico Niall Ferguson infatti il Colono medio pagava all'incirca 1 Scellino all'anno di tasse, laddove l'abitante medio della Gran Bretagna ne pagava 26.
Il Tea Act poi, legge monopolista con tasse annesse, ABBASSO' il prezzo del Tè a Boston, tagliando fuori gli intermediari, gli importatori delle Colonie come John Hancock, che non a caso furono i primi a seguire Adams nella ribellione. 


Ciò che veramente contava nello slogan dei Sons of Liberty non era il "No Taxation", ma il "Without Representation". Il problema non era che ci fossero le tasse, o che fossero alte, era che queste tasse venivano imposte da un Parlamento lontano nel quale i Coloni non avevano nessuna rappresentanza. 

In altre parole non si trattò di una ribellione "contro lo Stato", bensì per lo Stato, uno Stato americano. Una guerra politica, non contro la politica. Non a caso gli storici la chiamano appropriatamente Guerra di Indipendenza Americana, e non "Guerra Individualista" o "Guerra Anarchica".

Naturalmente poi la libertà individuale era un valore culturale forte per i coloni Americani a livello personale, e questo ha influenzato la forma di governo che si sono dati e ancora oggi scorre sotto la superficie del dibattito pubblico in USA molto più di quanto non faccia in altre parti del mondo. Questo spiega anche perché "the shot heard around the world" ispirò rivoluzioni e guerre di indipendenza dai risultati molto meno liberali, basti pensare alla Rivoluzione Francese o alle varie rivoluzioni delle banane dell'America Latina.

La considerazione di carattere politico invece è ben espressa nelle parole dell'autore del libro:

"Prima del 1765 Adams agiva nella convinzione che argomenti ben ragionati sarebbero stati sufficienti a convincere i coloni della giustezza della sua causa. Ma quando gli anni di fallimenti iniziarono ad impilarsi dovette confrontarsi con la realtà che i Coloni mantenevano nei confronti dell'Inghilterra un profondo attaccamento emotivo, come bambini nei confronti dei genitori.[...] Uno volta che Adams lo ebbe capito riformulò i suoi obbiettivi: Invece di predicare l'indipendenza e le idee di John Locke, avrebbe lavorato per recidere il legame dei Coloni con l'Inghilterra.[...] Lo Stamp Act e il Tea Act erano di fatto piuttosto insignificanti, ma Adams strategicamente li manipolò per creare indignazione, trasformandoli in barricate erette tra le due parti.[...] Capite questo: Le argomentazioni razionali entrano da un orecchio ed escono dall'altro.[...] Facendo appello alle emozioni della gente si può fare sì che essi vedano il passato in un'altra luce, come qualcosa di tirannico, noioso, brutto, immorale. Adesso c'è spazio per infiltrare nuove idee, cambiare il punto di vista della gente, farli reagire ad un nuovo senso del proprio interesse personale, e spargere i semi per una nuova causa, un nuovo legame."

In altre parole: In politica tu puoi avere tutte le buone teorie e ragioni di questo mondo, ma senza nichilismo e demagogia non combinerai una cippa.

E qui ci siamo signori: Questo è il motivo per il quale il sottoscritto non sarà mai un politico di successo, un capopopolo. Come si sa infatti L'Antieroe è affetto dal Morbo di Bunbury.

Da un punto di vista ideologico sono molto più estremista di Samuel Adams. Della rappresentanza non me ne può fregare di meno, e sono eticamente contrario allo Stato e alle tasse per il solo fatto che sono obbligatori. Ed è per questo che l'etica è l'unica cosa che mi rimane oggigiorno, la politica essendo deceduta causa Morbo di Bunbury. Etica e politica sono strettamente legate, ma non interdipendenti, e arriva sempre il momento in cui devi scegliere se compromettere l'una o l'altra. Nel corso delle nostre vite perlopiù riusciamo a mantenere un compromesso equilibrato tra le due, e così è stato per me per molti anni, ma da qualche tempo a questa parte mi riesce davvero difficile conciliare la mia etica con la politica, ed è per questo che in politica sono sempre più un osservatore e sempre meno una parte attiva.

Non mi interessa inventare narrative nichiliste per portare gente dalla mia parte a suon di calci in culo emotivi, i metodi di Samuel Adams potranno anche creare un governo più liberale (o anche no), ma non creano un uomo più libero. Il più delle volte quello che creano è un True Believer hofferiano, uno schiavo mentale.

Ma questo esempio storico spiega anche la ragione per la quale politici fortemente carismatici
° con spericolate visioni hanno un tale seguito di fedelissimi che difendendo le loro narrative con le unghie e con i denti fin nei più piccoli particolari. Queste narrative contengono sicuramente anche delle verità e delle idee valide (ma come dico sempre io avere dei buoni argomenti è la cosa più facile in terra), ma è sull'emotività che fanno veramente affidamento. Sulla costruzione retorica dell'immagine di un mondo ormai insopportabile, è il potere dell'odio verso l'esistente che gli fornisce davvero il carburante.

E ora che vi ho detto che il paladino della vostra causa vi sta propinando una narrativa nichilista piena di luoghi comuni e falsi bersagli, per concludere con una nota di simpatia destinata a farmi apprezzare ancora di più, dallo stesso libro citerò Gesù Cristo, allo scopo di far notare che alle volte parlava davvero come uno di quei capi-setta i cui seguaci vanno a bere Kool-Aid in Amazzonia.

Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra;
Non sono venuto a portare pace, ma una spada.
Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre,
la figlia dalla madre,la nuora dalla suocera:
e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me;
chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me;
chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

Matteo 10:34-38


Wellington - L'Antieroe


 NOTE:


*The 33 Strategies of War di Robert Greene. Libro con il quale ho avuto una strana storia. Quando l'ho ordinato pensavo fosse un libro di strategia, quando l'ho ricevuto ho pensato di aver preso la sòla, perché tratta di strategia e vita di tutti i giorni, per cui credevo fosse uno di quei tomi "diventa un uomo ricco e cazzuto con la saggezza di Sun Tsu" che io disprezzo (e un po' lo è), ma leggendolo lo sto apprezzando moltissimo perché ha uno sguardo disincantato, molti direbbero cinico, sul mondo e sulle persone e sui motivi che fanno girare entrambi suffragato da esempi storici molto interessanti. Non che quanto raccontato e asserito sia tutto oro colato, ma nel complesso finora un buon libro.

^ Pensate in che epoca di merda viviamo.

°Mi vengono in mente due o tre nomi ma evito di farli per evitare al Kulturame il fastidio di cancellare i commenti dei loro accoliti quando si presenteranno conficcando unghie nei vetri a dire che no, "la politica di coso non è nichilismo, è tutto vero! E la sua gggente gli da' ascolto perché è più intelligggente della gggente di quell'altro che invece non ha capito un tubo e comunque sono tutti venduti al sistema pippoplutodemomassoniconeocccon."

1 commento: