venerdì 13 gennaio 2012

Kulturame Classici: C'è del Marcio in California.


 Una recensione di Wellington.

Sons of Anarchy, la nuova serie della Sony/FX può contare su un padre/padrino/padrone d’eccezione: Kurt Sutter, rockettaro tatuato del New Jersey e già autore “estremo” di The Shield.

La storia ha per epicentro una cittadina della California centrale dominata da una banda di motociclisti fuorilegge che si fanno chiamare appunto “Figli dell’Anarchia” la cui principale attività illegale è il traffico di armi da fuoco.

I club di motociclisti fuorilegge (e non) sono un fenomeno sociale e di costume squisitamente americano. Creati originariamente da veterani della Seconda Guerra Mondiale intenzionati a ricreare nella vita civile il cameratismo e lo spirito di corpo sperimentato nelle forze armate, acquisirono notorietà negli anni ’50 dopo essere stati al centro di vari fatti di cronaca violenti. A partire dagli anni ’60 i club di motociclisti entrarono a far parte a pieno titolo del folklore americano e la loro notorietà si espanse nel resto del mondo grazie a film come 'Il Selvaggio' con Marlon Brando e a libri-inchiesta come 'Hells Angels' di Hunter S. Thompson.

Finita l’estate dell’amore, i club di motociclisti (detti anche MCs, ovvero Motorcycle Clubs) sembrano essersi evoluti in club legittimi e club “fuorilegge” (outlaw). Gli MC ”legittimi” sono semplici associazioni di entusiasti del motociclismo e di tutti gli ammennicoli ormai tradizionali (giubbotti di cuoio, borchie, stivali, patches). I loro membri cercano di ricreare nel proprio tempo libero lo stile di vita estremo degli MC degli anni ‘60/’70 riproducendone l’organizzazione e lo spirito. I risultati reali possono variare.

Gli MC “outlaw”, malgrado le loro assicurazioni del contrario, sono invece vere e proprie organizzazioni criminali che hanno il discutibile primato di essere probabilmente l’unica mafia americana ad essere stata esportata all’estero (laddove di solito è successo il contrario).



                     

La serie segue le vicende del Sam Crow (dall’acronimo perSons of Anarchy Motorcycle Club Redwood Original, SAMCRO), una sezione di motociclisti fuorilegge il cui Vice Presidente, Jackson ‘Jax’ Teller (Charlie Hunnam) è sempre più preoccupato per l’eccessivo livello di illegalità e violenza raggiunto da quella che nella visione originaria doveva essere solo un’associazione di anticonformisti e iconoclasti.

Echi dell’Amleto, il padre di Jax e fondatore del club è morto alcuni anni prima in circostanze misteriose e sua madre (Katey Sagal) ha sposato in seconde nozze l’attuale Presidente del club (Ron Pearlman). La nascita di un figlio e un misterioso diario ritrovato tra le vecchie cose di suo padre (il fantasma che sussurra all’orecchio del giovane principe che c’è del marcio in Danimarca), spingono Jax, di episodio in episodio, a rimettere in discussione la realtà della vita fuorilegge.

Ma prima che la tragedia scespiriana possa fare il suo corso completo i nostri motociclisti ci renderanno partecipi di un mucchio di avventure tra poliziotti onesti e corrotti, agenti federali zelanti e psicotici, MCs e gangs rivali, sparatorie, scazzottate e corse in motocicletta, raccapriccianti atti di violenza e graffiante umorismo.



             


La controcultura al rombo di Harley Davidson è, per quel che posso giudicare, piuttosto ben ricreata nella parafernalia, nel gergo e nello stile di vita. Tuttavia è evidente che Sutter ha dovuto fare parecchie concessioni. I Sons of Anarchy per esempio trafficano in armi, un’attività effettivamente abbastanza diffusa tra gli MC illegali, ma si rifiutano di trafficare in droga, che invece è in realtà l’attività primaria delle gang di motociclisti (specialmente la metanfetamina). 

Gli MC outlaw hanno inoltre una ben affermata connotazione ideologica che va dall’apertamente neonazista a un gradino appena sotto la supremazia bianca. Ma dato che una serie su un gruppo di motociclisti neonazi che spacciano metanfetamina avrebbe potuto essere trasmessa solo su TeleAdolf, i nostri sono (abbastanza) multietnicamente corretti, e a indossare la loro patch ci sono ebrei e latinoamericani (anche se ancora non si sono visti afroamericani), e anche un necrofilo (e qui mi devo chiedere se quella dei necrofili sia una lobby così influente da sollecitare concessioni da parte di Hollywood). Inoltre tra i loro principali rivali c’è proprio una gang di neonazisti.

Da aggiungere che gli MC, fuorilegge e non esclusi quelli decisamente nazisti, in genere sono visceralmente patriottici, una inclinazione che a Hollywood di questi tempi si preferisce sempre che passi in sordina. Il patriottismo dei Sons of Anarchy è stato così “contenuto” in poche bandiere a stelle e striscie qua e la e nella presenza di qualche veterano nelle loro fila (negli MC c’è spesso un’alta percentuale di ex-militari).

Essendo giunti solo all’ottavo episodio della prima stagione, è un po’ presto per emettere giudizi, anche considerato che la storia di fondo deve ancora dipanarsi. Tuttavia nel complesso si tratta di una realizzazione piuttosto gradevole e originale. Un’atmosfera complessivamente molto da maschietti (cuoio, Harleys e armi da fuoco: e in questo telefilm sono veri uomini anche le donne) impreziosita dallo stile narrativo e dall’ironia di Kurt Sutter.

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