venerdì 13 gennaio 2012

Kulturame Classici: Paesaggio con Incendio.

Una recensione di Wellington.


Paesaggio con Incendio -- di Ernesto Aloia (Minimum Fax)

Chiunque sia figlio di genitori di provincia e da bambino abbia passato i week-end (magari anche prima che si chiamassero così), le estati e le feste comandate a trovare i nonni al paese non potrà che ritrovarsi nel Paesaggio con Incendio di Ernesto Aloia, un romanzo breve con un che del thriller che si legge davvero tutto di un fiato, non tanto per la scarsità di pagine quanto per la prosa gradevole, tipica dell'autore, e per la struttura scorrevole.

Paesaggio con Incendio è la storia di Vittorio, un professionista urbanizzato, uno storico di professione, che insiste nel voler trascinare ogni estate moglie e figlia a passare le ferie nel natio paesino di Castagneto sugli Appennini settentrionali dove in tutta libertà si può aggrappare disperatamente a ciò che non cambia mai (la casa dei suoi nonni che guarda sulla piazza principale, i soliti vecchi amici seduti al solito vecchio bar), rammaricandosi per quello che inesorabilmente cambia (la piazza pavimentata a nuovo, il fiume – ormai snobbato a favore della piscina dai locali – dove ora nuotano solo gli extracomunitari).
L'atmosfera "de paese" è riprodotta in maniera davvero molto gustosa sia nelle sue manifestazioni più classiche, come lo spettacolo degli abitanti che passeggiando lungo il viale dove ci sono le ville più belle del paese, in una versione ultra-provinciale dell'invidia sociale cittadina, provano un piacere perfido nell'associare a ciascuna villa le disgrazie e le mancanze del ricco proprietario, sia in quelle più postmoderne, come lo spettacolo del baretto frequentato da calciatori di squadre in ritiro nella zona posto sotto assedio dalle giovani bellezze locali alla ricerca di un principe azzurro in grado di portarle via dall'Appennino.

Co-protagonisti del romanzo sono davvero gli abitanti di Castagneto, nelle cui rivalità interne fatte di rancori tirati avanti per decenni Vittorio si ritroverà suo malgrado coinvolto. Gente che si fa segnare profondamente la vita da quelle che tutto sommato, sono disavventure perfettamente sopravvivibili: una madre scappata quando si era ancora piccoli, un fidanzamento rotto, la recente morte di un congiunto, una giovinezza passata a inseguire improbabili avventure. Semplici fatti della vita la cui magnitudine è enormemente amplificata dalla chiusura geografica del piccolo centro che si trasforma in una chiusura dell'anima che i paesani si portano dietro anche dopo essersi trasferiti a Bologna o a Torino, e che è lì ad aspettarli ogni estate e festa comandata a Castagneto.

Particolarmente (e prevedibilmente) apprezzato dal sottoscritto il parallelo tra pettegolezzi di paese che rimettono insieme storie passate in favore della teoria di preferenza facendo scempio dei fatti oggettivi e revisionismo storico (che si vorrebbe urbano e sofisticato) e, ancora di più, teorie della cospirazione. Quelle anche oltre l'urbano, ma già addirittura nel telematico, che rappresentano al giorno d'oggi la diceria con annessa voglia di linciaggio del villaggio globale.

Il romanzo è edito da Minimum Fax, ma è disponibile su Amazon.it se volete risparmiarvi troppi giri per le librerie.

Piccolo inciso personale: il romanzo mi ha ricordato non poche storie "paesane" mie, come ad esempio il fucile M16 che una volta il barista sotto casa di mio nonno mostrò a me e mio fratello bambini nel retrobottega dopo averci visti uscire dal supermercato trionfanti con due M16 giocattolo appena acquistati ed essersi vantato, tra il nostro scetticismo, di averne uno vero. Un'arma che col senno di poi doveva essere uno di quei .22 da tirassegno costruiti per avere l'aspetto esteriore di un M16. Per anni a seguire i miei amici ed io fantasticammo che, se "i Russi" avessero invaso, ci saremmo recati in quel bar per impadronirci dell'M16. Arma che, essendo Americana e vista in mano agli attori del telefilm "SWAT" che guardavamo sulle TV locali, doveva essere enormemente superiore a qualunque altra avremmo mai potuto trovare in giro. Strano mondo la provincia per delle menti gggiovani.

Wellington

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