The Tao of War, è un’edizione a cura di Ralph D. Sawyer del Tao Te Ching marziale di Wang Chen, un burocrate imperiale e comandante militare cinese del 9° Secolo.
Ho comprato questo libro essenzialmente per due motivi: il primo è che la quarta di copertina mi assicurava trattarsi delle acute riflessioni di un esperto stratega cinese vissuto in un periodo storico, quello della dinastia T’ang, caratterizzato da anarchia e disordini apparentemente senza fine e perciò degno di particolare attenzione per chi sia interessato alle situazioni di violenza generalizzata e all’arte di riportare ordine in esse. Il secondo motivo è che in passato su un testo Taoista, il Wen Tzu, ho trovato anche qualche autentica perla di saggezza strategica e buon senso comune riguardante il fenomeno guerra.
Il Tao Te Ching è un testo taoista con una lunga storia di interpretazioni ad minchiam, quella di Wang Chen non è forse la peggiore, ma nemmeno si allontana così tanto dalle altre.
Essenzialmente Wang Chen dopo aver dichiarato che la guerra è una cattiva cosa senza nemmeno sprecarsi troppo a spiegare il perchè procede nel preparare un minestrone rancido di Taoismo e Confucianesimo per spiegarci che la soluzione ideale per evitare il conflitto tra gli uomini è mettere tutta la baracca nelle mani di un sovrano assoluto, naturalmente “illuminato”, nella fattispecie dal Tao, con il compito di far vivere i suoi sudditi in dignitosa e modesta povertà e di punirli severamente, ma virtuosamente, se si azzardano a sgarrare.
Nel 9° Secolo questo forse sarà anche suonato originale, ma oramai ai sovrani “illuminati” abbiamo fatto il callo.
Sui metodi per realizzare questo regno illuminato Wang Chen si incarta quasi subito. Nel tentativo disperato di conciliare Tao e Confucio il nostro burocrate riesce a contraddirsi da solo più volte e roteare su se stesso peggio di un derviscio. Quando poi si ritrova di fronte a un muro Wang Chen lo butta giù a colpi di bacchetta magica. Il testo abbonda di uscite di sicurezza trascendentali sul modello de “il Tao ha sempre ragione” e “allora il sovrano illuminato dal Tao saprà cosa fare”.
Qua è la ci sono anche alcuni momenti di sanità, ma niente di così originale da valere il prezzo di copertina.
Malgrado il completo spreco di sforzo neuronale nel leggerlo, dovendo assegnare un punteggio alla “Amazon review” (da una a cinque stelle) a questo libro ne assegnerei, per essere corretti, tre.
Una purtroppo per il solo fatto di esistere, dato che zero non è possibile, una perchè, malgrado non insegni quasi niente sulla strategia, questo libro è un classico della cultura cinese e perciò insegna comunque qualcosa sui cinesi, e una per l’edizione a cura di Ralph Sawyer.
Quest’ultima è probabilmente il suo pregio maggiore. La lunga introduzione di Sawyer spiega il contenuto così bene che, di fatto, la lettura del libro vero e proprio diventa superflua. Il testo in se è organizzato in maniera che ad ogni capitolo del Tao Te Ching originale segua il commento di Wang Chen seguito a sua volta da quello di Sawyer. Quest’ultimo è così chiaro che ci si potrebbe anche risparmiare di leggere i due precedenti.
I capitoletti sono tutti molto brevi, il che ha fatto si che il Tao Te Ching marziale venisse da me promosso a “libro da cesso” subito dopo la lettura dell’introduzione.
Nel mio mondo il “libro da cesso” è un libro che viene tenuto nella stanza da bagno per intrattenere il sottoscritto (ed eventuali ospiti) durante le sessioni sul trono di porcellana. Allo scopo sono ottime raccolte di brevi articoli, aforismi e citazioni. Romanzi se siete uno con gravi problemi intestinali.
Di The Tao of War potremmo perciò dire che l’avevo comprato per i motivi sbagliati, ma come libro da cesso ha assolto il suo compito.
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