Una Recensione di Wellington.
"Ciò che Pascal disse di una religione efficace è vero anche per ogni dottrina efficace: deve essere 'contraria alla natura, al buon senso e al piacere'". Eric Hoffer - The True Believer.
The True Believer - Thoughts on the Nature of Mass Movements (Il Vero Credente - Riflessioni sulla Natura dei Movimenti di Massa) di Eric Hoffer negli Stati Uniti è un classico ormai considerato immancabile nella libreria di ogni persona colta, una componente fondamentale del Canone Occidentale.
In Italia, neanche a dirlo, è sconosciuto e introvabile. Erano anni che lo volevo leggere, finalmente ci sono riuscito e devo dire, a costo di sembrare prosaico, che ogni parola è una perla.
Prima di parlare del libro, tolleratemi mentre spendo due parole sull'autore. Eric Hoffer è una di quelle insolite figure che si vanno ad inserire nella piramide del sapere umano e finiscono per costituirne uno dei mattoni fondamentali quasi per caso. Un Socrate dei nostri tempi. Nato a New York nel 1898, Eric Hoffer perse la vista in un incidente da bambino e tornò a vedere solo da adolescente. Alla morte prematura dei suoi genitori Hoffer si ritrovò ex-invalido e analfabeta senza un mestiere in mano. Per decenni, nell'America della Grande Depressione, dovette arrangiarsi a fare un po' di tutto finchè non si sistemò come scaricatore di porto a San Francisco, mestiere che continuò a fare fino alla pensione.
Ma Hoffer imparò a leggere. Quando non lavorava, leggeva. Le biblioteche erano praticamente la sua seconda casa. A un certo punto nella sua vita iniziò a scrivere libri che finirono per fare dello scaricatore di porto di San Francisco quello che è considerato uno dei maggiori pensatori americani. Hoffer tuttavia non volle mai fare parte della schiera degli intellettuali "impegnati" dei quali non si fidava considerandoli totalitari dentro.
I suoi scritti parlano della condizione umana e si basano sulla sua esperienza diretta con la (molto) varia umanità con la quale aveva avuto a che fare nella sua tempestosa vita, temperata da studi approfonditi effettuati sui testi trovati in biblioteca.
The True Believer, considerato il suo libro migliore, ha appunto questo taglio. In maniera chiara e priva di sofismi, Hoffer identifica le caratteristiche principali del pensiero di massa basandosi sia suoi studi sia sulla sua esperienza diretta. Nel leggerlo si riconosce l'impronta dell'uomo che è arrivato alle sue conclusioni con la riflessione e lo studio, e non riciclando e adattando luoghi comuni e teorie altrui.
Personalmente devo dire che il libro non mi ha insegnato niente a cui non fossi già arrivato attraverso altri percorsi, ma la chiarezza e la completezza con cui, in sole 160 pagine, Hoffer riassume la questione mi ha fatto rimpiangere di non aver letto questo libro quando avevo sedici anni risparmiandomi un sacco di fatica. Inoltre la lettura organizzata di concetti altrimenti dispersi nel più vasto oceano della conoscenza, genera ulteriore riflessione. Per coloro i quali, pur venendo esposti su base regolare alla mentalità dei movimenti di massa, avessero riflettuto sulla loro natura meno di quanto ho fatto io poi, il libro potrebbe risultare a dir poco illuminante.
Ma se si vuole imparare qualcosa da questo libro, bisogna leggerlo come un individuo, non come aderente a una fede o ideologia. Non si può tirare fuori dalla visione di Hoffer un movimento politico, una fede o una dottrina. Le osservazioni di Hoffer rappresentano una saggezza che ogni uomo deve saper avere per se stesso. L'intero libro è un manuale per l'individuo contro la massa.
Non parlerò troppo nei dettagli delle tesi del libro. Con sole 160 pagine di scrittura estremamente lineare e di concetti riassunti all'osso, vale la pena di leggerlo e buonanotte. Comunque un riassunto non potrebbe che essere insufficiente a descriverne il valore.
Mi limiterò a dire che The True Believer si occupa di analizzare i movimenti di massa, politici, religiosi o ideologici di tutti i tempi a partire dal perchè nascono, cosa nell'individuo spinge verso di essi, quali sono le loro caratteristiche e come nascono si sviluppano e muoiono, con una particolare attenzione a quella che Hoffer definisce la loro "fase attiva", ovverosia il loro passaggio dallo stato embrionale alla presa del potere.
Hoffer inizia con l'affermare che Il desiderio di cambiamento e la fede nel futuro sono alla base di tutti i movimenti di idee che cambiano qualcosa. Il movimento di massa non offre oppurtunità di autorealizzazione ne' si appella all'interesse individuale. Un movimento di massa si appella non a chi vuole realizzarsi, ma a chi vuole rinnovarsi.
"Non a chi vuole migliorare o supportare una personalità ben accetta, ma a chi desidera ardentemente sbarazzarsi di una personalità non apprezzata". Di fatto, al secondo tipo di personalità l'accento messo sull'interesse personale della prima appare meschino. "La fede in una santa causa è in buona parte un sostituto alla perdita della fede in noi stessi".
Siccome tutti i movimenti di massa derivano i loro accoliti dallo stesso tipo di umanità e attraggono lo stesso tipo di mentalità tutti i tipi di movimento di massa sono intercambiabili tra di loro. E infatti non è infrequente che movimenti religiosi si trasformino in nazionalisti, movimenti universalisti diventino patriottici e così via, cambiando a seconda della situazione. In genere ogni movimento di massa già contiene dall'inizio un aspetto religioso, uno etnico o nazionalista, uno ideologico eccetera. Per il Vero Credente, la scelta di un particolare movimento di massa è spesso casuale, perchè quello che conta è la volontà primigenia di fare parte di uno. Non a caso molti passano da uno all'altro.
L'adepto del movimento di massa desidera più di ogni altra cosa l'uniformità. Vi è mai capitato di discutere con un "True Believer" che, tra un insulto e l'altro, cerca di "educarvi"? Parlate con l'adepto di questo o quel movimento e vi accorgerete che tutto il suo odio, i suoi rimproveri, le sue accuse, puntano tutte da una parte: "perchè non sei come noi?". Perchè ti bevi la 'propaganda' di 'quegli altri'? Come fai a non capire? Puoi sempre sentire la delusione nel loro tono di voce che fa da sottofondo alla rabbia e all'odio. Le accuse di cecità sono le preferite del True Believer perchè per lui sarai anche un nemico, ma ogni nemico è un potenziale convertito. Infatti in tutti i regimi totalitari il campo di rieducazione viene prima della pallottola nella nuca sulla scala delle preferenze. Subito prima, poco prima, ma sempre prima.
I movimenti di massa sono in continua competizione tra di loro e, purtroppo, il modo più efficace di contrastarne uno è spesso affidarsi ad un altro. O quantomeno la tentazione a farlo è fortissima. Se loro hanno Dio, si pensa, allora anche noi l'abbiamo; se loro hanno Il Progettone allora anche noi l'abbiamo; il futuro non è loro è nostro, e così via.
Il movimento di massa ama molto la figura del redento. Il self-surrendering, che è ciò che il movimento di massa chiede prima di ogni altra cosa, riesce molto meglio se stai facendo qualcosa di sbagliato, se sei un peccatore o un criminale. Nella visione cosmologica dei movimenti di massa il mondo è da rifare, e quindi deve pur avere degli elementi peccaminosi. Coloro che non facendo parte della soluzione (il movimento di massa) fanno parte del problema (il mondo perverso) sono in una certa misura macchiati da un peccato originale. Perciò chi si unisce al movimento di massa abbandona il mondo peccaminoso e diventa un redento da manuale. Ed è per questo che il primo stadio di un movimento di massa è sempre il nichilismo, la deprecazione, fondata o infondata, dell'esistente. Spesso inoltre, per dirla con Hoffer, il movimento di massa punta ad infettare la gente con un malanno per poi offrire se stesso come cura.
Per essere efficace la dottrina del movimento di massa non deve essere profonda o sublime, gli basta presentarsi come verità assoluta. Non ha bisogno di essere compresa, solo che ci si creda. L'annullamento dell'individualità è la caratteristica principale nonchè lo scopo primario del movimento di massa.
I fattori di unificazione degli adepti del movimento di massa sono l'odio, l'imitazione, la persuasione e la coercizione, la leadership, l'azione e il sospetto.
Un movimento di massa ha bisogno di qualcosa da odiare. "I movimenti di massa possono nascere e diffondersi senza credere in Dio, ma mai senza credere nel diavolo". L'odio in comune è un grandissimo elemento di unificazione. Riesce a unire i gruppi più diversi, ed è un elemento moderatore anche tra nemici.
Chi odia cerca alleati. Certo è assolutamente naturale cercare alleati quando abbiamo una giusta lamentela o un giusto timore, ma sono soprattutto gli odi senza vera ragione che spingono a cercare la solidarietà di altri che li condividono.
Gli odi irragionevoli derivano essenzialmente dall'odio di se stessi. Il transfer dell'odio da se stessi a un nemico prescelto riesce meglio se lo si trasforma in un lavoro di gruppo. Nella mentalità di massa, spesso l'odio rivolto contro chi ci ha fatto del male viene trasferito su persone o gruppi che non hanno niente a che fare con la vicenda. E ancora più spesso l'odio verso qualcuno nasconde una coscienza sporca. Si odia di più colui a cui si è fatto un torto che colui che ci ha fatto un torto. Il convincersi che colui a cui abbiamo fatto un torto è meritevole di odio e disprezzo è una comoda scappatoia per poter dire "se lo meritava".
Religioni e ideologie provocano un forte sentimento di colpa in chi le abbraccia perchè di solito questi non riesce ad essere così perfetto come esse prescriverebbero. Da questo nasce la necessità di odiare e il mito della corruzione portata da terzi e della tentazione irresistibile. Si tratta di scegliere tra l'odio per se stessi e l'odio per chi "ci ha fatto trasgredire". Scelta facile.
Da dove viene l'impulso al proselitismo? secondo Hoffer, ancora una volta, il fanatico proselitista non è spinto da una vera convinzione nella sua fede o causa, ma dalla volontà di rafforzare la sua convinzione in essa con l'evidenza della conversione altrui. "Se riesco a convincere anche altri, allora è tutto vero".
I movimenti di massa nel fare proselitismo sostengono di preferire la persuasione e rinnegare la coercizione, ma storicamente hanno utilizzato molto più la seconda della prima. Di fatto secondo Hoffer, non è mai esistito un movimento di massa che abbia avuto successo senza coercizione.
Praticare la violenza e il terrore serve al Vero Credente non solo per schiacciare l'opposizione, ma anche per rinforzare il proprio credo. Raccontarsi che "è tutto per la buona causa" serve a venire a patti con la propria coscienza. E la coercizione, contrariamente a quanto affermato dal mito buonista, funziona. Spesso i convertiti per coercizione vivono la fede a cui sono stati convertiti con maggiore vigore dei convertiti volontari. "Ci vuole una fede fanatica per razionalizzare la nostra codardia", dice Hoffer.
Per quanto riguarda la leadership, un leader carismatico è necessario all'emergere di un movimento di massa, ma il leader non fa altro che lavorare su sentimenti pre-esistenti. Un movimento di massa non si crea dal vuoto.
Il sospetto reciproco invece fa parte della natura stessa dei movimenti di massa, perchè l'idea di doversi difendere da infiltrati e delatori aiuta a mantenere la coesione.
Quando è stato finalmente integrato in una massa, il Vero Credente non è più un frustrato. E' finalmente in pace con se stesso. Ma la sua pace di mente non viene dalla sicurezza in se stesso, bensì dal sollievo di essere stato sollevato dalle sue responsabilità di individuo e liberato dal rischio. Per perpetuare se stesso un movimento di massa non può fare a meno di tenere i suoi adepti in uno stato di dipendenza economica, psicologica e sociale.
The True Believer venne pubblicato nel 1951 e riscosse un enorme successo, ma quanto è stata efficace nel nostro mondo la lezione di Hoffer? Secondo me molto poco. I movimenti di massa non solo sono vivi e vegeti, ma la necessità della loro esistenza non viene messa in discussione, semmai riaffermata con convinzione. Anzi, è mia opinione che i movimenti di massa abbiano fatto proprie molte delle lezioni del libro di Hoffer utilizzandole però come armi l'uno contro l'altro trascurando accuratamente di guardare la trave nel proprio occhio. Basti vedere come tra di loro fiocchino le accuse reciproche di fanatismo.
Per concludere con una raccomandazione, io ammetto di indulgere un po' troppo spesso nel vizio di consigliare libri agli altri, ma in questo caso non mi limito a consigliare, bensì ad affermare che la lettura di questo libro è a dir poco indispensabile.
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